VILLADORO. Il matrimonio ieri e oggi

Come in ogni parte del mondo i cicli della vita (nascita, nozze e morte) rappresentano un elemento affascinante di studi discussi in più sedi, fra le pagine concernenti anche i legami della parentela si veda ad esempio Riviére ‘’introduzione all’antropologia’’oppure Tylor ‘’elementi di antropologia culturale’’.

La tradizione del corteggiamento è ampiamente documentata negli scritti ottocenteschi di Giuseppe Pitrè : “matrimoni e viscuvati di lu celu sunnu distinati’’.

Oggi è costume villadorese qualche sera precedente al matrimonio che il fidanzato insieme agli amici vada a casa della sposa, per farle la “serenata’’. La fidanzata finge di non sapere che amici e convitati stanno per giungere presso la sua dimora, talvolta essa è ignara, poiché abilmente i parenti le hanno nascosto il giorno della venuta del fidanzato. Il fidanzato arriva sotto il balcone e inizia a cantare e a chiedere alla fidanzata di aprire la porta o la finestra, una volta aperta tutti iniziano a ballare e mangiare; alla serenata partecipano gli amici su invito del fidanzato o dei parenti della sposa.

Questa tradizione odierna è il risultato di una rielaborazione di un costume precedente che non vedeva i fidanzati di oggi far conoscenza fra di loro per poi giungere a nozze; allora il procedimento aveva diverse fasi: Il partetu, il corteggiamento, il fidanzamento e il matrimonio.

Il fidanzamento – come mi ha riferito una signora – era chiamato ‘’Partetu’’ (partito). Una persona che era addetta a riferire l’interesse del ragazzo al padre della ragazza, questa persona si chiamava ‘’u’missaggiri’’cioè il messaggero che era colui che andava a prender parte dell’interessato “chiddu iva pi partito” il padre della sposa poteva accettare o pensarci su. A quel punto lo spasimante depositava un ceppo d’albero chiamato “Zucco’’ davanti alla porta dell’innamorata e cantava una canzone che la invitava ad entrare lo Zucco se ella entrava’’si si trasivunu u’ zucco era accittatu’’ dentro casa il pezzo di legno si poteva dar seguito al fidanzamento. Di questa canzone sono andati persi i versi a memoria mi fu riferito:

‘’ le va lu zuccu .. leva lu zuccu’’ e il ragazzo cantava sotto la finestra della bella oppure ‘’passiava ‘’(passeggiava) o mandava qualche amico a controllare se lo zucco era stato tolto oppure no.

Una volta accettato era consuetudine un breve tempo di fidanzamento, una testimonianza fu singolare:

‘’io partivo tutte le volte con l’asino mi facevo le strade montagne montagne per vedere lei ( guarda la moglie). Ma ti pare che la potevo baciare ? Nonsi io ad una punta del tavolo lei all’altra (le stringe la mano) ehh cara figlia( rivolgendosi a me) allora non era e’ come oggi! Io viaggiavo con l’asino e mi facevo Gangi – Villadoro; ma era bellissima ( guarda la moglie)! Tutti e due si guardano e ridono’’( intervista 2015) Il fidanzato le faceva la serenata e tutti entravano in casa a ballare con i ‘’suonatori’’-musicisisti. Poi fra parenti si faceva il pranzo del fidanzamento, il menù variava in base alle condizioni economiche della famiglia si cucinava di solito la gallina in brodo. Erano considerati vietati i mesi per le nozze come maggio e novembre, settembre, di settimana non ci si poteva sposare il mercoledì , il sabato e la domenica. Lo sposalizio avveniva nella casa di qualche amico che aveva una grande stanza agli invitati si portavano la sedia e il menù variava, tuttavia era certamente presente il rosolio un liquore alle rose poi si cucinava un agnello con patate. Questo quando tutto avveniva secondo la norma poteva succedere che si faceva la ‘’fuitina’’ cioè il rapimento da parte del ragazzo della ragazza, da testimonianza mi fu riferito che gli sposini non accedevano al matrimonio nell’androne principale della chiesa ma che celebravano prima di scappare altrove ed evitare le fasi iniziali del parteto e fidanzamento facevano il matrimonio nella sacrestia a sinistra.

Ecco dunque come oggi e ieri si giunge a nozze a Villadoro in provincia di Enna.

Stralcio tesi di laurea di Francesca Sforza


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