“Nella riforma delle Corti di Appello già da ora, accanto alla individuazione delle “corti tipo” vanno individuati i “tribunali di area” tra cui il Tribunale di Montagna. I “tribunali di area”, da prevedersi appunto nella stessa bozza di disegno di legge delega, avrebbero come riferimento un bacino di utenza “ampliato” in quanto derivante dai circondari di due o più tribunali oggetto della prima soppressione, ma riferito alle caratteristiche del territorio e non al solo dato numerico della popolazione. In questo modo, se da un lato vi sarebbero corti di appello oggetto di soppressione, obbiettivo irrinunciabile da parte del Ministero, dall’altro se ne potrebbero conservare altre con l’ampliamento del distretto grazie ai tribunali di area”.
Sono le conclusioni dell’avvocato Giuseppe Agozzino indicate nella riunione de 25 maggio presso la Commissione geografia giudiziaria del Consiglio nazionale forense, della quale Agozzino è componente esterno e l’avvocato Giuseppe Gaetano Iacona presidente.
Da qui la necessità avvertita da Agozzino di “sollecitare una modifica della bozza di riforma, prevedendo appunto che al testo attuale ‘ridurre il numero delle corti di appello” sia aggiunto il testo ‘nonché ridefinire gli uffici giudiziari di secondo grado tramite l’ampliamento dell’assetto territoriale distrettuale esistente anche con la istituzione dei tribunali di area derivanti dall’accorpamento dei circondari di due o più tribunali soppressi e contigui». Nel recente studio pubblicato dal Cnf in collaborazione con l’Università degli Studi di Venezia “Ca’ Foscari” e dell’Istat, vi è una precisa indicazione che vuole “smontare” il nucleo centrale della bozza di riforma quale emersa dalla Relazione “Vietti” e che, anche se riferita alle Corti di Appello, interessa da vicino proprio il tribunale di Montagna: «non vi è alcuna prova scientifica – commenta Agozzino – che l’ufficio “grande”, che cioè serve migliaia di abitanti, di per sé sia più efficiente. Ciò che rileva è la specificità del bacino di utenza e quindi del territorio complessivamente considerato con tutte le sue criticità, dalle strade all’orografia e fino al tasso di incidenza della criminalità. Di questo ha dato la prova scientifica proprio l’Istituto di Ricerca sui Sistemi Giudiziari del CNR, che il prossimo 8 giugno a Roma presenterà un suo contributo. Nel caso del territorio dei Nebrodi, interessato recentemente dai fatti ascrivibili alla criminalità di “montagna”, significa che, a prescindere dal numero degli abitanti considerato ottimale per un ufficio giudiziario “normale”, la decisione di istituirlo deve passare dalla valutazione concreta, sul territorio, di questi ed altri importanti fattori”.
Nello studio del Cnf è dimostrato che “il tasso e il tipo di criminalità insistente su ciascun territorio e il grado di coesione sociale sono elementi di forte differenziazione dei contesti delle diverse Corti di appello: Caltanissetta e Messina presentano valori congiuntamente superiori alla media sia per il tasso di litigiosità che per il tasso di criminosità a confermare l’esistenza di una specificità territoriale a prescindere dal numero di abitanti” come testualmente si legge nel documento, rilasciato prima dei fatti di cronaca dell’agguato ad Antoci, a conferma della giustezza delle valutazioni.
'TRIBUNALE DI MONTAGNA. Novità positive in vista'
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