Terremotiamo la vita, frantumiamo la tristezza.

«Ultime ore di un 2017, ultime battute di un anno che lascia il tempo e trascina con sé tante vittorie e sconfitte. Il tempo vola, fugge, scappa e si sbriciola mentre si continua a confezionare auguri che affascinano ma non convincono. Ieri a tarda sera un amico mi invia questo sms “E’ triste vivere in un mondo nel quale le dita sfiorano più cellulari che volti”. Penso, blocco i pensieri e rifletto. “Ha ragione”. Tanti auguri partiti da miliardi di cellulari, magari col copia incolla. Non importa ciò che portano con sé importante inviarli. Non importa se pure gli auguri sono frasi fatte e riciclate (come i regali che non piacciono e si destinano ad altri) importante inviare parole, parole, parole e sempre parole. No. Non è più tempo di perdere tempo. Oggi si muore in fretta di cancro e tumore, di solitudine e malattie varie, come una spada improvvisa che cade in un giorno inatteso e schiaccia carriera e titoli. Fermiamoci. Riafferriamo la vita e viviamola. “E’ triste vivere in un mondo nel quale le dita sfiorano più cellulari che volti “. SI, siamo bendati da mille paure, farciti di dolce retorica e infiocchettati da sorrisi freddi e gelidi. Si parla tanto d’amore pur sapendo che non si è amati da nessuno e se qualcuno gironzola intorno, lo fa pensando a un tornaconto che uccide e non dà calore umano. Basta con la retorica, basta con il tritolo del dire per uccidere, basta con il vendersi pur di piacere e catturare. Questa non è vita è solo teatralità e l’attore entra ed esce sperando in un applauso che tarda ad arrivare. La vita, dicono i poveri, è un’altra cosa: è libertà e bellezza d’animo, semplicità e sincerità, spontaneità e gratitudine verso Dio, Colui che ci ha offerto in dono questa vita che è e deve rimanere meravigliosamente pura. Un nuovo anno bussa alle porte del cuore e non è scontato averlo: né io né tu siamo andati a pagare il rinnovo all’agenzia dell’entrata “made Dio”. E’ un dono che va accolto in semplicità e nessuno ha il diritto di mettere nessuno nell’inferno della quotidianità. Il mio pensiero va ai piccoli, ai bambini e ai giovani verso i quali tutti indirizzano progetti e programmi, ma pochi sanno donare loro un abbraccio anche figurativo ricco di cose vere e di tanta umanità. Ci si vende sempre pur di avere i primi posti, pur di apparire belli e imbalsamati dal potere. Fermiamoci, non è più necessario stare a lamentarsi. Penso ai tanti che giacciono in un letto d’ospedale, ai vecchietti nelle gelide case di “riposo” dove la gente corre solo per le feste e si dissolve per tutti i giorni dell’anno. Penso alle mamme che stanno ai piedi del letto del loro piccolo ricoverato nel reparto “scuola in pigiama” dove il tumore e la leucemia divora i sogni di genitori e bambini… e noi qui a lamentarci di cose che non servono, che umiliano e distruggono tutto ciò che di umano è rimasto tra le pieghe dell’anima. In nome di Dio, fermiamoci, via la maschera dal cuore e dal volto, via l’arroganza e la cattiveria che fa più male del tritolo della mafia, basta con questo massacro gratuito dove i tanti erodi dell’attualità giocano a tavolino la dignità rimasta per una poltrona che sarà divorata dal tarlo della “Giustizia Divina”. Fermiamoci e amiamo la nostra povertà e con l’aiuto di Dio ritorniamo a percorrere le mulattiere della ferialità, dove si incontrano solo poveri e abbandonati. E nel nostro cuore una sola certezza “Saremo giudicati dai gesti d’amore – puro e disinteressato – dati col cuore e manifestati sempre al cospetto di Dio il quale osserva e non dimentica”. Allora buon 2018, ma non vendere per poco la tua libertà. Non fare della tua vita un inferno di maschere… Auguri, tuo Nicolò Mannino».

Ph:Papa Francesco e Nicolò Mannino


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