Il galloitalico di Nicosia, sebbene sia ancora parlato o almeno conosciuto dalla quasi totalità della popolazione nicosiana, vede la sua evoluzione lasciando cadere nell’oblìo numerosi termini arcaici, per cui “u nëcussiànö”, ossia un codice secondario che rappresenta l’adattamento ai dialetti dei centri limitrofi, soppianta sempre più l’arcaico “nëcusciòttö” in cui si riscontrano numerosi caratteri originali dei dialetti dell’Italia settentrionale quali il piemontese ed il ligure.
Tra i termini in disuso citiamo:
- “pisciön”: polpaccio
- “dido berbeddìn”: mignolo
- “dàdöla”: rotula
- “giugareö”: cavigia
- “giaganeö”: chierichetto
- “penicchjö”: languorino
- “ciurràina”: raganella
- “schin di cörmë”: punta delle montagne
- “scialambrè”: ruzzolare
- “ërzö”: sollevare
- “fëgurëddìëra”: cartucciera dei cacciatore
- “fögareö”: fretta
- “mpanëddé”: partire
- “â ntrabönuda”: all’imbrunire
- “stiböcchètta”: tovagliolo
- “trammarèdda”: coperta di panno
- “brucètta”: forchetta
- “tascapannö”: sacca per il pane
- “cecìna”: pezzettini di carne usati come condimento
- “sibatò”: sorta di caponata
- “ddöngarìna”: gilet
- “bönacca”: giacca
- “pëdùë”: calzini
Con l’avvento della tecnologia, diversi termini galloitalici finirono nell’oblio poiché non più utilizzati in quanto non rispecchiano più la società dell’epoca moderna, termini in auge in momenti storici diversi quando servivano al popolo per descrivere la realtà dell’epoca, composta da una serie di elementi che sono scomparsi o si sono evoluti col passare del tempo. Basti pensare ai termini che designavano utensili oggi non più utilizzati, tradizioni ancestrali al giorno d’oggi ridotte notevolmente o del tutto dimenticate, antichi mestieri surclassati dalle nuove tecnologie, ecc.
Tra gli antichi mestieri, citiamo: chi richiedeva capelli per parrucche in cambio di utensili per la casa, chi per mestiere prediceva il futuro mediante l’ausilio di un pappagallo che estraeva a sorte un bigliettino, chi lavorava il carbone con i metodi arcaici, il lustrascarpe, “u cangiascecchë” che comprava e rivendeva cavalli, il mezzadro, il sensale, la ruffiana, ecc.
Tra gli attrezzi da lavoro arcaici e gli antichi utensili, conservati (su scala) nei locali del Liceo “F.lli Testa” di Nicosia nella raccolta museale etnoantropologica “Giuseppe Campione”, citiamo:
- “ghìndölö” (arcolaio di canne con base in legno per raccogliere il filo in gomitoli),
- “saja” (canale di adduzione artificiale per raccogliere l’acqua dal mulino ad acqua),
- “didàë pë mìëdö” (ditali di canna per mietitura),
- “mulinètö a man” (centìmolo, strumento a molla ad azione manuale per ricavare la farina di semola dal grano),
- “conca” (fornace per la combustione del carbone),
- “coöcàra” (fornace per la cottura dei laterizi, pietre di gesso),
- “fögölè dë rrëbatarìa” (focolare a foggia tripode per uso alimentare),
- “brasgjìa” (braciere, focolare portatile usato come riscaldamento),
- “catùöiö câ candela” (lucerna con gancio a 4 fiamme).
Continuate ad inviarci le vostre idee ed i termini galloitalici sempre meno utilizzati, affinché non cadano nell’oblìo. Il vostro contributo culturale è prezioso. Grazie.
Marzia Marassà
'Termini nicosiani nell’oblìo' have 3 comments
13 Settembre 2023 @ 11:16 Salvatore
“giugareö”: cavigia
Sapevo che il termine sopra citato non e la caviglia ma il malleolo
14 Settembre 2023 @ 10:03 Anonimo
Puuh gh nè ancora… Per esempio: “tr’zzón” (rialzo del suolo) “bòffetta” (piccolo tavolo)…. 😊
14 Settembre 2023 @ 16:24 Daniele Sanfilippo
Ciumazo, per esempio è il termine con cui si indica il cuscino.