Sembrerebbe scongiurata l’emergenza rifiuti in Sicilia e nei Comuni dell’ennese. Arriva ieri in extremis la firma da parte del ministero dell’Ambiente sull’ordinanza che ha permesso la riapertura delle discariche e di procedere con il piano dei rifiuti concordato tra Roma e la Sicilia. Il documento, firmato dal governatore Rosario Crocetta, ha lo scopo di prorogare l’autorizzazione per sei mesi, necessaria per una cinquantina di Comuni, compreso Nicosia, per il conferimento in discarica. L’autorizzazione, scaduta proprio nella giornata di ieri, aveva scatenato il panico tra i sindaci siciliani e aveva determinato la chiusura delle principali discariche in Sicilia, da Lentini a Motta Sant’Anastasia e Siculiana nell’agrigentino.
Sconfortante l’immagine di centinaia di camion carichi di spazzatura, trovatisi i cancelli sbarrati, girovagare per le strade tutta l’Isola o in coda per non perdere i turno nel momento della riapertura dei cancelli. Le discariche in questione non hanno impianti di biostabilizzazione dei rifiuti e, in futuro, potranno essere oggetto di requisizione da parte della Regione siciliana, come specificato nell’ordinanza firmata nella giornata di ieri. Il documento prevede anche la costruzione di inceneritori per lo smaltimento di 700 tonnellate di rifiuti l’anno in Sicilia e l’aumento della raccolta differenziata.
Da tempo il governo nazionale preme per la realizzazione di due inceneritori e di una legge regionale che preveda un solo Ato rifiuti al posto delle attuali 19 Società di gestione e dei 27 vecchi Ato in liquidazione che hanno provocato un buco da 2 miliardi di euro di debiti. Intanto i rifiuti in eccesso potranno lasciare la Sicilia viaggiando in nave o su gomma verso altre regioni. Il governo siciliano potrà così firmare accordi con altre regioni per il trasferimento dei rifiuti, ma questi dovranno essere trattati prima di lasciare l’Isola e comunque con costi di conferimento maggiori per tutti i siciliani.
La Sicilia è indietro per quanto riguarda la dotazione di impianti Tmb (Trattamento meccanico biologico), necessario per un adeguato trattamento dei rifiuti indifferenziati, e impianti di compostaggio e piattaforme. A causa di ritardi burocratici e di rilascio di autorizzazioni non sono entrate in funzione le piattaforme di Enna, Gela e Messina per le quali sono già stati affidati i lavori e che aumenterebbero la potenzialità di trattamento degli impianti in esercizio. La capacità di smaltimento comunque non supererebbe i nove mesi secondo i dati forniti dall’Ispra (Istituto superiore per la protezione dai rischi ambientali).
Altrettanto sconfortanti i dati proprio sulla differenziata che confermano il disastro. Ben 52 comuni dell’Isola non arrivano all’1%, il più virtuoso tra i 390 è Licodia Eubea con il 69,6%, mentre dieci Comuni sono a quota zero, tutti nel messinese: Capizzi, Gualtieri Sicaminò, Mazzara Sant’Andrea, Merì, Monforte San Giorgio, Motta D’Affermo, San Piero Patti, Santa Lucia del Mela, Saponara e Valdina. Tra i capoluoghi di provincia, fa meglio di tutti Trapani con il 21,2% di differenziata, seguita da Ragusa con il 17,2%, da Agrigento con il 14,4%. Tutti gli altri sono sotto la doppia cifra: la peggiore Siracusa con il 4,7%. Messina ed Enna sono a quota 7,6%, Caltanissetta all’8%, Palermo all’8,3% e Catania al 9,3%.
Anche a Nicosia la differenziata resta a livelli bassi, quasi del tutto non praticata. Si attente l’avvio del Ccr (Centro comunale raccolta), che verrà realizzato presso l’ex discarica di San Giovanni Canalotto. Il Ccr, che doveva essere attivato per il mese di febbraio 2016, permetterà alla città di iniziare la raccolta differenziata e, presumibilmente, raggiungere livelli percentuali di raccolta accettabili.
'RIFIUTI. Scongiurata l’emergenza, ma la situazione è difficile'
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