È uno dei più bei quadri che si conservano nella chiesa del SS.Salvatore di Nicosia e raffigura San Giovanni Battista da adolescente.
La tela, in cui si uniscono una puntuale raffigurazione anatomica di San Giovanni e un sapiente uso del blu, potrebbe essere di scuola leonardesca. Ad avanzare questa ipotesi fu Vittorio Sgarbi quando molti anni fa venne in città. L’autore però rimane ignoto.
Questa tela, che nella parte posteriore riporta il monogramma C. (o forse G.) B., è stata affidata alla cura dei restauratori “Alaimo e Gulino” che già ad un primo sommario esame hanno verificato che “la mano” che la dipinse, non si sa ancora in che epoca, non si può fare risalire a botteghe siciliane. A chiarire la datazione, e si spera anche l’autore, ci penseranno le indagini sulla tela che precederanno la fase di restauro del quadro.
Il restauro voluto fortemente dalla comunità parrocchiale, guidata da don Santo Basilotta, sarà seguito dalla Soprintendenza di Enna.
E mentre si aspetta che il restauro faccia rinascere il dipinto a parlarcene è Nino Contino che conosce l’opera.
“L’ipotesi avanzata da Sgarbi non è peregrina – spiega Nino Contino, insegnante di professione, appassionato d’arte e profondo conoscitore della storia locale – il soggetto, infatti è tipicamente leonardesco, ma venne poi ripreso anche da Caravaggio. In Sicilia, nel messinese – afferma Contino – lavorò Cesare da Sesto fedele seguace di Leonardo da Vinci, e il San Giovannino del SS. Salvatore di Nicosia, quadro tipicamente manierista, potrebbe inserirsi proprio nel solco di quella scuola pittorica. C’è poi – aggiunge Contino – un altro dipinto a cui poter fare riferimento ed è il San Giovanni Battista di Caravaggio, datato 1597 – 1598, che si conserva nel Museo Tesoro Catedralicio di Toledo, in Spagna”.
Ipotesi queste che si spera verranno chiarite dal restauro.
“Ritornando al San Giovannino del SS. Salvatore – aggiunge Nino Contino – il quadro fonde la figura di San Giovanni adolescente ed elementi paganeggianti che riportano alla figura di Bacco come dimostrano i tralci di vite e l’uva, ma bisogna considerare però che i tralci di vite sono anche il simbolo del vino eucaristico, quindi della passione di Cristo. Nel quadro – conclude Contino – l’aurea dionisiaca si mescola ai simboli cristiani come l’agnello che riporta alla frase evangelica “ecce agnus dei” (ecco l’agnello di Dio) pronunciata da Giovanni il Battista per indicare Gesù prima di battezzarlo nelle acque del fiume Giordano”.
'NICOSIA. Il “San Giovannino” del SS. Salvatore va al restauro'
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