NICOSIA. Il “giovedì di còmare” e il Paese che non c’è più

NICOSIA. Se questa fosse una città legata alla sua storia, alle sue tradizioni, alla sua cultura, oggi sarebbe “una festa delle donne” molto particolare, probabilmente unica. Sarebbe il “giovedì delle comari”.

Ma questa è una città che dice di voler fare una cosa, recuperare le tradizioni per rilanciare la cultura di una città che ha perso il “senso più genuino” delle tradizioni, e poi va in una direzione molto diversa, con un centro storico sempre più degradato e senza una fisionomia.

Se oggi qualcuno avesse recuperato una tradizione tutta nicosiana, già da ieri sera, da ogni casa si sarebbero levati profumi di dolci frItti, miele, olio bollente per celebrare il  “Giovedì di còmare”, festa un tempo profondamente radicata che, se opportunamente valorizzata, potrebbe rappresentare una attrattiva per turisti e visitatori. Si tratta di una tradizione praticamente scomparsa, che riguarda i quartieri e che ricorre il giovedì antecedente al “Giovedì Grasso” e quindi oggi.  Era la festa del vicinato, delle comari che in ogni quartiere preparavano in casa i dolci tipici del Carnevale che venivano offerti e scambiati con le vicine di casa, in una giornata che vedeva un grande movimento di donne e bambini per le viuzze “della ruga” che già il giorno prima si riempivano del profumo di “sfinci”, “tortoni”, “pignolata”, “chiacchiere” e “braccialetti”, dolci tutti rigorosamente fritti e immersi nello zucchero o nel miele. Ormai il “giovedì delle comari” è una tradizione quasi dimenticata che vive solo nel ricordo delle donne che hanno superato i 70 anni. Era una festa che, come tutte le cose di un tempo, aveva anche una funzione sociale, perché serviva anche a riappacificare le “comari” che magari avevano litigato per un anno intero, ma che in quel giorno si scambiavano i dolci e li mangiavano insieme. Una festa che serviva a rinsaldare quel tessuto sociale tipico dei piccoli centri dove tutti si conoscevano.

Nessuno, né amministratori né associazioni culturali, ha pensato di far rivivere questa festa, magari vestendola da “sagra dei dolci di carnevale”, che potrebbe animare almeno per un giorno i quartieri più antichi e dimenticati della città. Tra l’altro si tratta di una festa unica in tutto l’Ennese, che anticipava di una settimana il Carnevale.

 

 


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