NICOSIA. Concluse “Le Giornate di Davì”

Si è conclusa la magnifica manifestazione “Le giornate di Davì”, rassegna culturale giunta alla seconda edizione ed organizzata da Aldo La Ganga. Co-protagonisti assoluti di questi quattro giorni i libri con i propri autori, i convegni, le mostre e i recital teatrali con personalità di ampio risalto culturale provenienti da tutta Italia. Giorni intensi di confronto di idee che hanno creato a Nicosia una vera e propria “fiera del libro”. Ma, purtroppo, per questa edizione, e bene avete letto, tutto ciò è stato semplicemente un co-protagonista. Chi sono gli altri? In realtà è una sola. Silenziosa. Defilata. Assente. E proprio perché silenziosa, defilata e assente è stato una co-protagonista rumorosa (anche troppo), non proprio defilata e presente più che mai. Questa coprotagonista è stata purtroppo, in tutti e quattro i giorni, l’indifferenza. L’indifferenza da parte di tantissimi Nicosiani alla manifestazione. L’indifferenza frutto di una disaffezione della cultura e della lettura. E questa indifferenza si è testimoniata nel momento in cui durante la manifestazione, in alcune presentazioni, le persone presenti all’interno dei locali dell’ex Palazzo di Giustizia di Nicosia si contavano perfettamente nelle dita di una mano. E non si può imputare il problema ad una cattiva organizzazione (perché l’anno precedente la manifestazione è stata di gran lunga più seguita) e neanche, a modesto avviso, al cambio di sede. Quest’ultimo potrebbe avere anche una qualche responsabilità, ma ben si comprende che davanti ad un nome importante come ad esempio Stefano D’Errico, segretario generale degli UNICOBAS, la gente dovrebbe esserci solo per “vederlo di persona”. Ma alla gente, sembra ormai purtroppo, che neanche questo tipo di nome altisonante interessi più di tanto. Ma perché? Perché ormai la cultura è diventata qualcosa di obsoleta, quasi da evitare come i lebbrosi e gli appestati dei secoli scorsi. La società che ci vuole tutti ignoranti sembra aver vinto. Ma tutti noi siamo la società. E noi abbiamo perso. La società ha perso. Un popolo senza cultura e che anzi rifiuta essa è un popolo senza speranza di riscossa e di libertà. Siamo destinati a diventare quegli “uomini macchina con macchine al posto del cervello” che Chaplin aveva denunciato ormai quasi ottant’anni fa. E quello a cui si è assistito in questi giorni sembra testimoniare che la destinazione sia ormai prossima.
L’augurio, ovviamente, è di “cambiare verso”. Ricominciare a leggere, ad incuriosirci e ad acculturarci. Ma soprattutto a “meravigliarci” e a farci nuovamente “affascinare” dalla idee, dai libri, dai quadri, dalle foto, dai convegni, da qualunque manifestazione dell’uomo: insomma dalla cultura. Sembra un’antitesi pubblicare un articolo su “Le giornate di Davì” non parlando dettagliatamente di quello che è successo ma cercando di fare una quasi “speculazione” sulla situazione culturale odierna della nostra società. Ma di cosa possiamo parlare se non si possiedono le “basi”? Come spiegare le equazioni differenziali ad un bambino che non conosce le tabelline?
Speriamo di riprendere queste basi. E speriamo che, a dispetto della rassegnazione di questi giorni, “Le giornate di Davì” diventino sempre più un appuntamento fisso. Sempre più grande. Nicosia ha bisogno di farsi contaminare dalle idee. E questa manifestazione, grazie ad Aldo La Ganga e, speriamo, a quanti, sempre più, faranno “quadrato” per mantenerla viva e per continuare, di anno in anno può diventare quella goccia che scava la montagna o che riempirà il mare.

Alain Calò


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