IL COSTO DELLA VITA

Lassù lassù, nel continente, vi era una casa per trovatelli. Era una casa grande grande ed era gestita con amore e solo per amore (dei soldi, ovviamente) da una allegra signora, detta in città la “Signorona”. La Signorona era un personaggio tutto d’un pezzo di moralità. La sua morale, infatti, era: “Prima che lo dicano a me, sia io a dirlo agli altri”. Amica di tutti i finanzieri, carabinieri e di qualunque essere in divisa purchè respirasse, utilizzava queste sue influenze per far (democraticamente) fuori la concorrenza. Perché la torta, ben sappiamo, meno siamo e più mangiamo. Ma era tutto, ricordiamo, democratico, perché gli amici, anche quelli altolocati della Signorona potevano democraticamente pagare le conseguenze del loro diniego. Perché dir di no di fronte ad un bambino piangente (e in caso all’intera Yakuza Giapponese) non era qualcosa da umani, ma da mostri. E così a lei tutti i finanziamenti. A lei tutti i bandi, le gare, i circuiti e persino i tornei di bocce. A lei le spoglie mortali della concorrenza crocifissa in pubblica piazza. A lei soldi, denari, diamanti, potere, auto e bella vita. E visser per sempre felici e contenti? Sì, finchè un dì Giannino, un trovatello di quella allegra casetta in cui i bambini erano amorevolmente ospitati con tutte le cure degne di un prigioniero (pardon, inquilino) di Alcatraz, per un malsano desiderio (quello della libertà… ma si può essere così stupidi da aspirare alla libertà?), decise di buttarsi dalla finestra. Fortunatamente, essendo al primo piano, non si ruppe la testa ma solo il braccio.
Accorse lì un gentil signore che aveva visto tutto e andò a chiamare la Signorona.
“Un suo bambino è caduto, chiamate l’ambulanza!”
La Signorona accorse subito nella scena pietosa, vedendo il bambino in un misto di lacrime e sangue, si rivolse all’allegro signore.
“Macchè ambulanza, non vede che sta giocando?”
“Ma quale giocando!? Sta piangendo a dirotto”.
“Sta giocando a fare il malato!” fece piena di sé la Signorona ben sapendo che e fosse intervenuta l’ambulanza, tra occhio indiscreto della gente, giornali, giornalai, giornalisti, inchieste e quant’altro, le avrebbero tolto i suoi adorati bambini (così chiamava i milioni di euro che teneva conservati in cassette sopra l’armadio).
“Senta, non ho voglia di scherzare”
“Neanche io, gentile signore, voglio scherzare. Adesso per dimostrarle che il bambino sta giocando chiamo la mia vice, moglie del grande capo della Yakuza, che le farà vedere il tutto. Nel mentre posso sapere il suo nome?”
Al “grande capo della Yakuza” l’allegro signore ammutolì. Si girò verso Giannino.
“Ma come sei bravo a giocare a fare il malato! Mi hai quasi fatto prendere un colpo di come sembrava reale! Potresti fare l’attore”
E rivoltosi alla Signorona: “Buona giornata e mi scusi di averla tediata”
“Non si preoccupi, sono cose che capitano”.
E fu così che vissero tutti felici e contenti.
Or tutti si chiederanno: che ne fu del bambino? C’è chi dice che fu scritturato ad Hollywood come miglior attore non protagonista, c’è chi invece dice che sia morto di setticemia (ovviamente gioca a fare il morto, come può testimoniare la moglie del gran capo della Yakuza).
E seppur siam lassù nel continente, troviamo sempre un po’ di Sicilia perché l’indomani le finestre furon sbarrate memori di quel detto “Doppu cà a S.Aita a rubbaru ci ficiru i potti di ferru!”

Alain Calò


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