CATENANUOVA. Omicidio Donzì, condannati Leonardi e Marletta

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Salvatore Leonardi

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Salvatore Marletta

I giudici della prima sezione penale della Corte di Cassazione hanno ridotto, dall’ergastolo, a 30 anni la pena inflitta a Salvatore Leonardi, mandante, e Salvatore Marletta, basista dell’ omicidio del venticinquenne Vito Donzì scomparso nel 1997.

A luglio del 2013 Salvatore Leonardi, 50 anni, già capofamiglia di Catenanuova, all’epoca detenuto nella casa circondariale de L’Aquila, e Salvatore Marletta, 57 anni, all’epoca detenuto nella casa circondariale di Caltanissetta, vennero arrestati  dai carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Enna con l’accusa di omicidio.

L’attività investigativa, coordinata dalla Dda di Caltanissetta, aveva ricostruito l’efferato delitto riscontrando le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Antonino Mavica che, autoaccusandosi dell’omicidio di Donzì, aveva raccontato come Leonardi e Marletta avessero avuto parte attiva nell’omicidio.

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Vito Donzì

Alla fine di gennaio del 1997 Donzì, pregiudicato di Catenanuova, non era rientrato nella sua abitazione, di lui si erano perse le tracce e da subito sembrò chiaro che si trattasse di un caso di lupara bianca. Donzì, sulla base di quanto è stato ricostruito dagli investigatori,  era diventato un soggetto scomodo per il gruppo criminale mafioso che operava su Catenanuova. Era ritenuto responsabile di numerosi danneggiamenti e furti ai danni di alcune aziende ed imprese locali che erano già soggette ad estorsioni dal clan a cui Leonardi, Marletta e Mavica appartenevano.

Mavica ha raccontato che a commettere materialmente l’omicidio furono lui stesso e Marletta, che incontrando Donzì davanti al Chiosco Rapisarda, lo convinsero a salire su una autovettura Fiat Uno portandolo in un garage in disuso in aperta campagna, con la scusa di fargli vedere un’autovettura rubata da smontare.
Appena entrati nel garage Mavica, già con la pistola in mano, esplose due colpi di pistola attingendo Donzì mortalmente e nel frattempo Marletta era rimasto fuori seduto in macchina.

Poi il corpo, con inaudita crudeltà, venne dato alle fiamme in una discarica di pneumatici, e fu gettato in un laghetto e siccome galleggiava, recuperato e sotterrato.

Mavica, grazie alla sua collaborazione con la giustizia, nonostante fosse reo confesso è uscito pulito dal processo, mentre per Leonardi e Marletta, con sentenza definitiva, sono stati condannati a 30 anni. La Corte di Cassazione, ieri, ha escluso la possibilità di infliggere l’ergastolo ai due imputati.

 

 


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