Come negli articoli precedenti, analizziamo Nicosia da diversi punti di vista. Questa settimana, l’analisi antropologica si concentra sul folklore dei giochi tipici che hanno luogo in occasione della festa di San Michele Arcangelo. Di seguito, la porzione di testo interessata del mio componimento poetico dal titolo Nicosia, nobile dama (diviso in 9 parti tematiche):
Le più acclamate
tra le tue tradizioni,
con incitamenti e risate,
sono i giochi di San Michele:
sassi in mano a uomini chini
e l’albero della cuccagna sulla babele
composta da adulti e da bambini.
Qui è usuale celebrare
molte occasioni gioiose,
senza mai dimenticare
tutte le feste religiose.
Nel terrritorio siciliano
molti riti son abituali
e c’è chi giunge da lontano
per le feste patronali.
La festa di San Michele Arcangelo a Nicosia viene celebrata il giorno dopo Pasqua, pertanto detto “lunedì dell’angelo”. Mentre i nicosiani si accingono a far festa nell’omonimo quartiere, tutt’Italia pensa alla pasquetta con il tradizionale barbecue all’aperto, che i nicosiani posticipano al giorno dopo, cioè al cosiddetto “martedì del Itria” (“martë dë itria”) in riferimento ai litri di vino portati in campagna in Contrada Itria!
La festa in onore di San Michele è una delle tradizioni più antiche poiché legata alla religione. Ancor oggi, alle messe partecipano i confrati con i loro abiti tradizionali. I devoti, alle braccia della statua (in cui San Michele viene rappresentato mentre calpesta il demonio e lo infilza), legano dei nastri colorati (denominati “tranzadörë”). Ai suoi piedi vengono, invece, collocate delle trecce di pane. La statua viene portata in processione per le vie del centro e quando rientra nella chiesa di San Michele, viene urlato: “Nientö ghjà e nientö ghje manca!” (“niente ha e niente gli manca!”).
Oltre alla sfera liturgica, vi è quella ludico-folklorica. Ad esempio, il verso “sassi in mano a uomini chini” allude al tipico gioco detto “sussi” (in dialetto locale “ciapètë”). Tale gioco consiste nel tirare “u ndriö” (una piastrella di ferro/ piombo o un sasso appiattito) per colpire la moneta adagiata sulla sommità di un legnetto (“mbritölö”) conficcato in verticale nel terreno. Vince chi riesce a far cadere la moneta più vicino al suo “ndriö”.
Altro gioco tradizionale è la cuccagna, che scatena grande ilarità negli spettatori. Originariamente, essa era di tre tipi: a cavallo, con corda e a palo. A Nicosia l’antica cuccagna a cavallo (in dialetto nicosiano “a ntëna a cavaö”), alla quale in origine si gareggiava anche con i muli, fu ripetuta nel 2008. Anticamente, i cavalieri (in costume tipico e muniti di spada) provavano ad infilzare un’oca per vincere un premio. La cuccagna a corda, che viene ripetuta ogni anno insieme a quella a palo, è quella in cui un’oca di pezza viene legata ad una fune e lasciata penzolare con rapidità da una parte all’altra, rendendola difficile da agguantare da parte del pubblico sottostante, in genere composto da bambini.
La più acclamata a Nicosia è, però, la cuccagna a palo, detta anche “albero della cuccagna” (“a ntëna”), che consiste in un palo scivoloso su cui si arrampicano, uno sulle spalle dell’altro, squadre di giovani nicosiani, cercando di raggiungerne la sommità. In palio vi sono animali, la cui carne verrà cucinata alla brace il giorno seguente in occasione della pasquetta nicosiana.
Foto: UISP nazionale
Oggigiorno, l’albero della cuccagna è annoverato dal Coni a tutti gli effetti tra gli sport, tant’è che ogni anno si disputa il campionato nazionale, con palo di 9 e 13 metri. La cuccagna a palo è una tradizione molto sentita anche in altre regioni d’Italia (soprattutto al nord) e, in alcune località marine (come Gallipoli), il palo viene disposto quasi orizzontalmente sul mare. In Sicilia, la “ntinna a mari” più famosa è quella di Cefalù, ma sono da annoverare anche quella di: San Vito Lo Capo, Sciacca, Porto Empedocle, Finale di Pollina, Augusta, Sant’Agata di Militello, Santo Stefano di Camastra, Sferracavallo, dell’isoletta di Marettimo, ecc.
Generalmente l’antica tradizione della cuccagna ha luogo in occasione delle feste patronali, anche se a Nicosia, come abbiamo visto, non è così. Infatti, il patrono di Nicosia non è San Michele, bensì San Felice da Nicosia, dal 2001 copatrono insieme a San Nicola. Sulla sua interessante storia approfondiremo nel prossimo articolo di “Alla scoperta di Nicosia”.
Anche questa settimana vi lasciamo con un’interessante curiosità: quasi nessuno sa che a Nicosia, anticamente, giovani contadini nicosiani si travestivano da diavoli (utilizzando pelli di capra e maschere tinte di nerofumo) in occasione della festa di San Michele (l’Arcangelo che vinse il demonio) e si lanciavano con torce di paglia sulla folla per terrorizzare, e allo stesso tempo divertire, donne e bambini.
Auspicando che anche questo articolo vi sia piaciuto, vi ringrazio per l’attenzione e vi rinnovo l’appuntamento con il prossimo articolo di “Alla scoperta di Nicosia”.
Marzia Marassà
'Alla scoperta di Nicosia di Marzia Marassà'
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