Alla scoperta di Nicosia di Marzia Marassà

Come precedentemente accennato, oggi parliamo della Casazza, quest’antica tradizione che, riportata in auge nel 2016, ogni anno (durante la settimana santa) viene messa in scena per le vie del paese, grazie alla collaborazione di numerose associazioni nicosiane e di centinaia di figuranti volontari. Di seguito, la porzione di testo della mia poesia “Nicosia, nobile dama” che delinea questo meraviglioso evento, motivo di orgoglio nicosiano:

Qui vi è un’antica tradizione,
che risale al 1.800,
di recitar qualche spezzone
dell’Antico e Nuovo Testamento
per molte vie del paese
ed, in certi casi,
all’interno delle chiese.
Si odono antiche frasi
del prezioso manoscritto,
“Casazza” è chiamata
e, così com’è descritto,
essa viene recitata.
Le scene itineranti
fino alla morte di Gesù
son recitate da figuranti
con passione e gran virtù.
I costumi d’epoca,
il curato allestimento,
ogni cosa evoca
nel pubblico attento
ricordi ed emozioni.

Come si legge nella poesia, la “Casazza” è una rappresentazione sacra itinerante, con personaggi in abiti d’epoca divisi in gruppi simboleggianti episodi biblici, sia dell’Antico che del Nuovo Testamento. Nello specifico, essa era composta da 35 partiture scenografiche, dalla scena del peccato originale di Adamo ed Eva nel giardino dell’Eden, alla commovente scena della morte di Gesù in croce. Ecco una porzione di testo del prezioso manoscritto ottocentesco circa il momento in cui Gesù dice addio alla Madre in lacrime, straziata dal dolore nel veder le sofferenze di suo figlio in croce:

[…] “Madre, diletta Madre,
ecco tuo figlio già spirante in Croce,
che muore, oh Dio! Con pene atroci.
Ciò vuole il Padre mio; questo vogl’io
per placar per l’uom l’offeso Dio.
Io qui ti lascio; l’ultimo addio è questo,
il qual sarà per te molto funesto.
Ti lascio, è ver, ma teco ovunque sono;
né mai più t’abbandono.
Avrai per figlio il caro mio Giovanni;
Maddalena sarà la tua sorella.
Ma voi piangete! Deh! Cessate in tanto:
frenate, sì, frenate il vostro pianto”.

Il nome “Casazza” deriva dallo spagnolo “casaza” (“grande casa”, per designare le case in cui i figuranti indossavano i costumi d’epoca) poiché tale tradizione sorse durante la dominazione spagnola. Dopo la Riforma luterana, la Chiesa voleva riavvicinare la popolazione alla religione cattolica e lo fece servendosi anche di manifestazioni come la Casazza, denominata durante il Concilio di Trento “la Bibbia dei poveri” per la sua immediatezza nel venire compresa anche dalla popolazione analfabeta che non poteva leggere la Bibbia né capire la messa in latino.

Il termine, italianizzato in “casaccia” (il cui suffisso “accia” è falsamente dispregiativo, bensì si rifà a quello spagnolo “aza”, che è, al contrario, accrescitivo), a Genova designava l’edificio da cui il giovedì santo uscivano le confraternite dei flagellanti per la tradizionale visita ai sepolcri. La manifestazione della Casazza giunse in Sicilia nel 1500 grazie ai rapporti commerciali tra il porto di Genova e quello di Palermo, ma risale alle cerimonie religiose padano-liguri che avevano luogo a Genova nel lontano 1260. A Genova tale tradizione fu perduta nel XIX secolo, ma si mantenne viva a Savona, in altri paesi della Liguria ed in Sicilia.

Nel 1800, la Casazza di Nicosia era probabilmente la più grandiosa. Quella del 1810 contava ben 180 palchi e 4000 figuranti e rese Nicosia acclamata in tutta la Sicilia, raggiungendo addirittura i 15.000 spettatori! Era un evento di gran prestigio, tanto che le famiglie nobiliari nicosiane arrivavano persino ad indebitarsi pur di fare a gara per sfoggiare gli abiti più sfarzosi da esibire nelle scene da loro patrocinate! Da qui, sorse la scherzosa frase “sembri proprio uno della Casazza!” per riferirsi a qualcuno vestito in modo estroso.

A Nicosia la processione durava anche 12 ore (da mezzogiorno a mezzanotte), si avviava dalla chiesa di San Calogero e si dirigeva verso la chiesa di San Francesco di Paola, sostando in piazzette in cui venivano recitate le scene. La scena della crocifissione/ morte/ sepoltura di Gesù aveva, però, luogo sempre in piazza Garibaldi. Oggi, invece, per motivi logistici si scelgono location molto più ampie (come l’orto dei frati Cappuccini per la scena della crocifissione) in quanto c’è la necessità di adattate gli spazi al cospicuo numero di spettatori che ogni anno, entusiasti, affollano le vie del paese aspettando la rappresentazione delle scene, che, per permettere a tutti di poter assistere, vengono ripetute a cicli di due ore da diverse compagnie teatrali che si susseguono.

La scelta dei luoghi non è, però, casuale, ma rimanda all’importanza storica di Nicosia per decantarne la preziosa identità culturale. Le scene, infatti, non hanno luogo soltanto all’aperto, ma anche all’interno di alcune chiese antiche, allo scopo di esaltarne il valore artistico e mostrarlo agli spettatori che giungono da lontano. Ad esempio, la scena dell’ultima cena ebbe luogo all’interno della meravigliosa chiesa di San Vincenzo Ferreri, magistralmente affrescata dal celeberrimo pittore fiammingo Guglielmo Borremans.

A Nicosia, l’ultima Casazza ad essere rappresentata ebbe luogo nel 1851 e, successivamente, fu ripresa solo nel 2016 (grazie al dottor Giovanni D’Urso), cioè a distanza di ben 165 anni! Il copione (con i dialoghi in rima!) risale al manoscritto del 1810 ad opera di don Santo De Luca (Protonotaro Apostolico della chiesa di San Nicolò), andato perduto fino al 1920 circa, quando fu ritrovato dal barone Guglielmo Salomone, grazie alla cui trascrizione oggi giunse a noi integralmente.

Per chi volesse approfondire, nel libro “La Casazza di Nicosia”, di Giovanni D’Urso e Salvatore Lo Pinzino, vengono riportati i dialoghi e le scenografie, accuratamente descritti. Ogni anno alla Casazza viene anche abbinato un concorso fotografico, le cui meravigliose foto sono fruibili su internet. In particolare, vi consiglio la visione delle foto che ritraggono la scena della strage degli innocenti e quella della morte di Gesù, così cariche di pathos ed emozione.

Auspicando che anche questo articolo vi sia piaciuto, vi rinnoviamo l’appuntamento alla prossima settimana con l’articolo sui tradizionali giochi di Nicosia, soprattutto in occasione della festa di San Michele, che ha luogo ogni anno il lunedì dell’angelo, ossia il giorno dopo Pasqua.

Marzia Marassà


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