Negli articoli precedenti di Alla scoperta di Nicosia abbiamo analizzato l’etimologia del suo nome, la sua storia, la competizione tra mariani e nicoleti e qualche accenno artistico-architettonico. Tema di questo articolo, invece, sono le leggende di Nicosia, nello specifico quella della grotta di Nigrò e quella della fiera incantata, citate nel mio componimento poetico dal titolo Nicosia, nobile dama. Ecco la quarta parte della poesia:
Il castello arabo-normanno
ospitò vari reali,
a proteggerli le mura
che oggi sono ancor presenti,
collocate su un’altura
ove soffian forti venti.
Se poi sbagli rotta
un po’ sbadatamente,
sta lontano dalla grotta
di Nigrò col suo serpente!
La leggenda parla chiaro:
di tre uomini uno resta,
non accetta nessun baro
con la sua ira funesta.
Il serprente è il sol custode,
cela un anello in bocca,
deve rifuggir la frode
chi il suo tesoro tocca.
Altro tesoro è la fiera incantata
e non vi è solo bestiame,
ogni persona è tramutata,
ben oltre le sue brame,
nella più ricca e venturosa
solamente col fermarsi
e comprarvi qualche cosa.
La sorte è di trovarsi
di notte in quella strada
e, senza troppe angosce,
lasciar solo che accada.
C’è chi la riconosce
e chi invece è ignaro,
c’è l’uomo più ingenuo
e quello più avaro
che con impegno strenuo
di anni ne aspetta sette,
di notte lì si aggira
e di tentar non smette
perché al tesoro aspira.
Il castello di Nicosia ha origini remote, probabilmente inizialmente era un piccolo nucleo bizantino che ospitò gli scampati dalla distruzione dell’antica città di Hèrbita a cui, successivamente, vi si aggiunse pure un gruppo di arabi; nel 1065 il conte normanno Ruggero d’Altavilla conquistò il castello e ne fece una fortezza normanna. Sotto i Borboni, fu utilizzato come carcere (in seguito all’unità d’Italia, il carcere venne poi trasferito sul colle dei Cappuccini).
Il castello è situato ad oltre 800 metri dal livello del mare, sulla roccia più alta (monte San Giorgio), una rupe a due cime che sovrasta il paese e su cui, all’imbrunire, è possibile scorgere il viso di San Felice di Nicosia, con evidenti tratti somatici e la sua lunga barba da cappuccino.
Del medesimo complesso fortificato fanno parte il “castello grande” ed il “castello piccolo” (o “castelletto”) nel quale abitava il castellano con la sua famiglia. Oggi si conservano le fondamenta di quasi tutte le torri, parte delle fondamenta delle mura di cinta, alcune scalette scavate nella rocca, la meridiana ed il gran ponte di collegamento. Nella parte interna delle mura, si trovano profonde buche, dovute probabilmente a serbatoi d’acqua, cunicoli o trabocchetti.
Nei pressi del castello, si trova la grotta di Nigrò (in greco “grotta del morto”), la cui leggenda narra che al suo interno sia nascosto un tesoro. Secondo la credenza popolare, si potrebbe riuscire ad impossessarsi del tesoro solo entrando con altre due persone e superando delle prove dietro a sette porte con all’interno sette animali feroci. Superate le sette prove, si incapperebbe in un serpente con un anello d’oro in bocca. Per prendere l’anello, una delle tre persone deve lasciarsi strisciare il serpente sul corpo senza ucciderlo, perché altrimenti per magia tutte e tre le persone verrebbero scaraventate in tre punti diversi del pianeta. Qualora uno dei tre riesca ad impossessarsi dell’anello, gli verrà rivelato il luogo del tesoro che potrà prendere a patto che uno di loro si sacrifichi rimanendo imprigionato nella grotta prendendo il posto del serpente.
Si narra che molte persone abbiano provato ad impadronirsi del tesoro, ma che non vi siano riusciti per aver invocato il nome della Madonna, chiamandola in aiuto per la paura, soprattutto nel momento di dover sfilare l’anello dalla bocca del terribile mostro, che non è certo si tratti di un serpente come si dice.
L’altra leggenda citata è quella della fiera incantata, che inizierebbe ai piedi della grotta di Nigrò per arrivare fin giù in paese. Ogni 7 anni, a mezzanotte in punto, apparirebbe tale fiera magica e la frutta acquistata, una volta giunti a casa, si trasformerebbe in oro massiccio. Tale magia, però, avverrebbe solo a condizione che il fortunato non sappia nulla.
PH: Roberto Fiscella e collezione Raspanti
Marzia Marassà
'Alla scoperta di Nicosia di Marzia Marassà'
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